Noi ingegneri salentini consideriamo non più rinviabile ogni azione strategica che, come il Masterplan del Grande Salento, abbia alla base un approccio integrato e “plurale” all’importante partita dello sviluppo, necessariamente unitario, delle tre aree, partendo da un’infrastrutturazione che preveda la coesistenza di tecnologia e ambiente per creare un territorio attrattivo sia per gli investimenti che per il turismo.
Ora esiste una concreta opportunità di progettare il futuro del nostro territorio e per coglierla a pieno non si può prescindere dal coinvolgimento delle migliori risorse e dal know-how distintivo delle professioni tecniche.
Già alla fine del 2018, a conclusione di mesi di lavoro coordinato tra Ordini territoriali delle otto regioni del Mezzogiorno, confluito in un documento programmatico condiviso, a Lecce il nostro Ordine in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri organizzò l’incontro “Linea Sud”, spazio di confronto su programmazione e progettazione infrastrutturale per la crescita del Sud Italia. Molte delle proposte di cui si discusse in quella sede riguardavano la Terra d’Otranto, tra tutte, il collegamento ferroviario diretto e veloce con l’Aeroporto di Brindisi e del complesso del Porto di Taranto con la rete nazionale, nonché l’ampliamento e messa in sicurezza della SS 275 Maglie-Leuca. Registrammo l’assunzione di precisi impegni da parte dei rappresentanti istituzionali che si avvicendarono nel dibattito, ma in questi due anni ben poco è stato fatto. L’emergenza sanitaria è stata senza dubbio un ulteriore elemento frenante e penalizzante, ma non deve diventare un alibi, anzi deve essere vissuta come un’opportunità per attingere ai fondi comunitari, ma bisogna recuperare operatività ed efficienza.
Non possiamo che ribadire, dunque, temi e strategie che allora come ora, anzi in questi tempi difficili ancor più, consideriamo prioritari e urgenti: le infrastrutture, quanto ai primi, da realizzare o implementare, tenendo conto delle specificità delle tre province; una programmazione razionale degli interventi, quanto alle seconde, e soprattutto l’impegno a finanziare le opere già programmate, dimostrando maggiore e migliore capacità di spesa dei fondi a disposizione, e a promuovere una progettualità “corale”, libera dalla zavorra dei campanilismi e particolarismi ma soprattutto sostenibile, consapevole della ricchezza paesaggistica e rispettosa della storia e vocazione originaria dei luoghi.
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Quot. 10.2 pag.11.pdf